La Tanzania è uno stato sito nel corno d’Africa. È uno stato stabile e pacifico: l’ho rivisto a distanza di dieci anni e l’ho trovato sempre più ordinato e organizzato.
Sono stato in Tanzania sia in febbraio che in agosto. È innegabilmente uno dei miei luoghi preferiti, un viaggio che rifarei sempre e comunque.
Attraversare la savana, le pianure del Serengeti sul fuoristrada dà una sensazione indescrivibile. Dormirci, soprattutto in tenda, dà emozioni che non sono facilmente riassumibili a parole.
La vita nella savana è condizionata dall’acqua, dalle piogge: in base alla loro presenza si sposta quella che potrebbe essere un’unica grande entità simbiotica ovvero la grande mandria formata da più di due milioni di gnu, zebre, gazzelle. Questa si sposta per cercare l’erba fresca nelle pianure tra Tanzania, per la maggior parte, e Kenya, tra i parchi del Ngoro Ngoro, Serengeti e Masai Mara.
In febbraio la mandria si trova a Sud, all’ingresso del Serengeti , mentre tra luglio e agosto si trova a Nord lungo le rive del fiume Mara.
Alla domanda su quale stagione sia migliore è difficile rispondere. Sicuramente sono da evitare le stagioni delle piogge e i mesi migliori sono febbraio, luglio e agosto.
In febbraio si trova una savana rigogliosa, verde, e il viaggio da fare in fuoristrada è più breve. È il periodo in cui sono “sincronizzate” le nascite della maggior parte degli animali: nel giro di tre settimane la mandria si arricchisce di 400.000 cuccioli. Questo significa, oltre alla bellezza dei nuovi nati, anche maggiore possibilità di avvistare i predatori, magari in caccia.
In estate la savana è più secca, il giallo è il colore dominante. C’è meno acqua e più possibilità di avvistare gli animali che si concentrano nelle poche pozze disponibili. La mandria è a Nord e le distanze da coprire per raggiungerla sono maggiori. In questa stagione c’è la possibilità di assistere ad un cosiddetto crossing ovvero il passaggio della mandria da una sponda all’altra del fiume Mara con tutta la sua carica di spettacolarità e crudezza.
Tutti parchi nazionali della Tanzania sono gestiti a livello centrale dalla TaNaPa (Tanzania National Parks).
Praticamente non è possibile visitarli se non con una guida/driver ufficiale, fosse solo per la burocrazia e per cavarsela in caso, ad esempio, di una semplice foratura. Il pericolo è sempre presente: una persona sola nella savana può facilmente trasformarsi in una preda. Tutto è un rischio calcolato e non bisogna trasformarsi in una variabile impazzita.
Da Arusha, città di riferimento da cui partono la maggior parte dei safari, al Serengeti si incontrano anche altri parchi, primo fra tutti il famoso, e meraviglioso, cratere del Ngoro Ngoro, un ecosistema quasi chiuso, in cui tutto è concentrato e dove è più facile avvistare le scene di vita e morte che caratterizzano la savana.
Ma esiste anche il parco del Lago Manyara o di Tarangire così come il parco di Arusha: le opportunità sono molteplici, ognuno ha le sue caratteristiche distintive e dipende sempre dal tempo a disposizione.
Gli animali sono gli assoluti protagonisti di un safari.
È bello osservarli a lungo, non solo nel momento in cui si passa col fuoristrada. È una situazione quasi straniante vedere quanto rimangano indifferenti alla presenza dell’uomo (purché rimanga sull’auto, cosa, per altro, obbligatoria) e allo stesso tempo fantastico poterli ammirare nel loro habitat comportarsi nel modo più naturale possibile.
Ad esempio è stato fantastico seguire un ghepardo dal suo interminabile pisolino al momento della caccia: un sali e scendi di emozioni indescrivibile. Così come trovare un leopardo femmina che si nascondeva tra la vegetazione su un tipico Kopi e, dopo un discreta attesa, veder comparire il suo cucciolo.
Io poi sono di parte: adoro i felini. Anche sentire nella notte i contact calls dei leoni a poca distanza dalla tenda ti lascia esterrefatto.
In generale è incredibile fino a quando non ci si trova avere idea degli spazi e del numero di questi animali. Forse è il cosiddetto Mal d’Africa, ma risveglia una sensazione di appartenenza e ritorno alle origini, come se il cammino di tutti (come poi è stato) fosse proprio partito da lì.
Una esperienza da provare assolutamente!