Sono stato negli Stati Uniti in cinque viaggi, per due volte ho percorso in auto le strade tra California, Nevada, Arizona e Utah, in inverno ed in primavera.
È il viaggio on the road per eccellenza, almeno il più abbordabile, il più facile da fare anche per chi non è esperto del campo, quello che ti può mettere il seme che germinando ti fa crescere la voglia di farne altri.
Per me è stato così… il primo vero viaggio, il primo volo in aereo… e lo rifarei ancora!
Da dove partire? Che taglio dare al viaggio? Bene, io sono partito una volta da San Francisco e una da Los Angeles, ma esiste l’opzione Las Vegas che, insieme alle altre due città citate forma un triangolo che racchiude la maggior parte dei grandi parchi dell’Ovest.
Se devo essere sincero ho amato San Francisco per le sue atmosfere, la sua caratteristica conformazione, i paesaggi sulla baia che culminano col Golden Gate; è valsa la pena fermarsi a Las Vegas se presa per ciò che è ovvero un grande e costante show dove tutto è fuori dalle righe, una sorta di bolla, una valvola di sfogo nella cultura perbenista americana; Los Angeles… se non siete interessati al cinema e alla sua iconografia, ai suoi memorabilia, be’, non dedicatele troppo tempo!
Dalla California verso il Nevada gli scenari sono molto diversi tra nord e sud… sicuramente partendo da Los Angeles percorrere il primo (o l’ultimo) tratto della mitica Route 66 aggiunge un’aurea speciale al viaggio.
Attraverso il deserto del Mojave e il parco Joshua Tree si possono incontrare una serie di vecchie stazioni di servizio che oggi sono trasformati in piccoli santuari di resistenza di un tempo che fu.
Basterebbe il nome! Per molti Gran Canyon è sinonimo di West. Ma è davvero difficile immaginarselo, anche per chi, come me, c’è stato: una gola lunga 446 km, larga dai 500 m ai 29 km, profonda anche quasi 2000 m è qualcosa davvero grande da trasformare nel pensiero di qualcosa di tangibile.
In più ho avuto la fortuna di visitarlo in inverno, con la neve, e l’impatto di questi paesaggi ti lascia davvero spaesato. Meriterebbe un viaggio solo il gran Canyon: oltre in auto lungo le cosiddette Rim dove si aprono i vari visitar center e view point, è possibile sorvolarlo così come percorrerlo a piedi fino a scendere a toccare le acque del fiume Colorado e magari navigarle con una canoa.
Quello che posso dire è che vale la pena visitarlo e percorrerlo all’alba e/o al tramonto per godere delle trame di luce che fanno risaltare le forme e le sfumature di colore di quelle rocce.
L’Antelope Canyon è il più famoso e visitato slot canyon degli Stati Uniti.
A due passi dalla città di Page, da Lake Powell e da un altro iconico monumento naturale, l’Horseshoe Bend, è suddiviso in due parti, una Upper e una Lower, visitabile solo acquistando un tour insieme ad una guida Navajo, proprietari di questi territori.
Anche dal punto di vista fotografico rappresenta un sicuro hot spot: le forme e le grafie create sulle rocce dall’acqua nei secoli, unite alle luci che cambiano repentinamente attraverso le strette fessure da cui penetrano, sanno stimolare l’occhio del fotografo che deve isolarle velocemente visto che non è consentito soffermarsi più di tanto per consentire il flusso dei turisti lungo lo stretto itinerario.
Al confine tra l’Arizona e lo Utah si trova un altro simbolo del Far West americano: la Monument Valley.
Caratterizzata dalle Mesas, le tipiche formazioni rocciose entrate nell’immaginario collettivo per i film e i fumetti western, queste sono sicuramente le protagoniste di qualunque foto fatta lì. Vederle con la neve è stato uno spettacolo in più.
A 70 Km dalla città più vicina il consiglio è dormire nell’hotel costruito vicino al visitor center nel 2009 per poter essere già in loco per fotografare l’alba e approfittare di ogni raggio di luce fino al tramonto e, perché no, tentare qualche scatto in notturna.
Arches e Canyonlads sono due parchi nazionali situati nello Utah a poca distanza l’uno dall’altro con la cittadina di Moab come centro nevralgico.
Un territorio frequentato soprattutto per gli sport outdoor offre anche interessanti opportunità fotografiche.
In particolare nel parco di Canyonlans è possibile scattare l’iconica foto dell’alba incorniciata dall’arco naturale chiamato Mesa Arch: per chi la volesse fare il prezzo da pagare è una levataccia considerevole perché bisogna essere sul posto almeno due ore prima (se non di più), se si vuole sperare di guadagnare il posto migliore o uno dei pochi disponibili, senza dimenticare che per raggiungere il Mesa Arch occorrono 30 minuti di cammino.
Il parco del Bryce Canyon è allo stesso tempo un classico del tour dei parchi americani e, non a ragione, uno dei meno conosciuti. Dirò di più, forse è uno dei più spettacolari con i suoi paesaggi caratterizzati dalle “lame” di roccia fotografabili sia dai viewpoint che lungo i sentieri che li percorrono.
In inverno le temperature scendono anche a 20 gradi sotto zero, ma il contrasto tra la neve e il rosso/arancione vivo delle rocce è davvero notevole.
La valle della morte è spesso nominata e per gli sprovveduti sa portare fede al suo nome: chi vi si avventura senza una adeguata scorta d’acqua (cinque litri a persona) può passare una davvero brutta esperienza se vi capita nei periodi più caldi, da maggio a settembre, quando la temperatura media è di 45 gradi con punte di 50.
Lo scenario desertico è sicuramente quello che caratterizza di più il paesaggi, segnati dalle condizioni climatiche estreme e dai fenomeni geologici.
Tappa obbligatoria lo Zabrieski Point reso famoso dall’omonimo film di Michelangelo Antognoni del 1970
È incredibile come in poco (relativo) spazio si possa passare dai desolati paesaggi della Death Valley al lussureggianti boschi di conifere del parco di Yosemite, dominati dall’iconico massiccio roccioso di El Capitan.
Altro elemento di attrazione fotografica sono senza dubbio le Yosemite Falls che, nel punto più alto, raggiungono i 783 metri di salto.
Yosemite è comunque un parco da visitare a piedi lungo le centinaia di chilometri di sentiero.